samedi 24 décembre 2011

Uno sguardo da incrociare

Vivo per la prima volta il Natale in Africa, ai 30 gradi di Kinshasa. Questo mi obbliga a ripensare il modo di vivere l'accoglienza del Signore. Dio nasce nel nostro mondo perché l'uomo nasca in Dio. Non si tratta solamente di un avvenimento datato e situato. A Natale celebriamo la memoria della nostra speranza. Dio si fa vicino a noi, così vicino che ci può vedere attraverso gli occhi di un bambino. E in questo bambino, Dio diventa un volto da contemplare, uno sguardo da incrociare, una parola da ascoltare. Nascendo nel mondo, Dio impegna l'uomo nel mondo perché si assuma le sue responsabilità a gloria di Dio e al servizio degli altri: artigiani di pace, costruttori della civiltà della giustizia, creatori di legami che favoriscano la riconciliazione. Come dice Don Alberione: la nostra vita ha sempre avuto la sua nascita in Gesù Cristo e, come lui, dalla culla. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terrà pace agli uomini, da lui amati. Buon Natale!

lundi 19 décembre 2011

Dans la paix

Il clima è di attesa continua a Kinshasa, un clima che diventa sempre più difficile decifrare. Le giornate sembrano aver ripreso il loro corso normale e qualche albero di Natale fa timidamente capolino in comunità. Non è facile capire se questa calma di superficie stia preparando il dialogo e la pace o stia piuttosto aumentando la tensione fino ad una possibile esplosione di violenza. Sono di nuovo giorni decisivi: il presidente "ufficiale" Joseph Kabila Kabange domani, 20 dicembre, presterà giuramento; ma il suo oppositore autoproclamatosi presidente Etienne Tshisekedi wa Malumba farà la stessa cosa venerdì 23. Mezzi corazzati e carri armati presidiano gli incroci delle maggiori arterie della capitale. Non sono più stati riscontrati - per quanto mi risulta - né spari, né particolari episodi di turbolenza. Quando in comunità si apre la discussione sull'argomento, sulle prime si riaccendono gli animi. Poi si riesce anche a cogliere il senso umoristico della situazione: due presidenti, due giuramenti, due discorsi... non sono certo la normalità. Si cerca di capire le ragioni di una tale situazione. Con la fine della colonizzazione, tra le prime cose ad essere messe da parte ci furono le tasse. Comprensibile che ricordassero oppressione e sfruttamento. Ma fino ad oggi se ne pagano - è proprio il caso di usare questo verbo - le conseguenze, nel senso che si è creata l'incapacità a contribuire concretamente al bene comune, sviluppando invece l'idea di dover approfittare dello stato, cercando di partecipare al potere per averne un beneficio personale. Negli animi però rimane un desiderio di veri ideali, di un paese più vivibile e capace di utilizzare le sue ricchezze. Di due presidenti uno è evidentemente di troppo, ma perché si trovi un accordo servirà qualche passo indietro e la coscienza di quanto dice l'inno nazionale...pour de bon prenons le plus bel élan, dans la paix... nous bâtirons un pays plus beau qu'avant, dans la paix.

samedi 10 décembre 2011

Coups de feux ed eucaristia

Il suono di fondo di questo sabato mattina sono i colpi di pistola. Per fortuna sembra siano tutti indirizzati in aria, allo scopo di disperdere i gruppi di manifestanti. Ma il rumore rimane inquietante. La situazione non evolve, anzi si complica: colui che è stato dichiarato sconfitto dai risultati "ufficiali", Etienne Tshisenkedi, rivendica la sua vittoria e si è proclamato presidente. Circolano già tabelle e grafici con i risultati "corretti" che dicono l'opposto di quanto annunciato ieri. In alcuni quartieri di Kinshasa gruppi di Kuluna (gang di giovani armati di machete che di solito operano la notte) o comunque di chi approfitta della situazione incerta hanno saccheggiato esercizi commerciali, prendendo di mira soprattutto i cinesi, che a Kinshasa sono in gran numero, in seguito anche degli accordi con il presidente Kabila per i lavori pubblici che sono portati avanti da aziende della Repubblica Popolare Cinese. Difficile intuire l'evoluzione. Qui intanto la vita quotidiana deve far fronte alla situazione d'emergenza, che per una comunità si riesce sempre a rimediare. L'energia elettrica e l'acqua non arrivano dalla rete, per cui si lavora con gruppo elettrogeno e pompa dal pozzo, solo che le riserve di gasolio devono essere salvaguardate. Il cuoco è bloccato a casa sua e così i giovani si danno da fare in cucina. Termino la testimonianza con il ricordo di un confratello di cui ho scritto sulla mia pagina Facebook. Proprio 50 anni fa come oggi, don Michelino Gagna, missionario paolino a Elisabethville - l'odierna Lubumbashi - moriva nella sua vettura colpita dai proiettili e bruciata mentre cercava di mettere in salvo l'Eucaristia lasciata incustodita nella cappella delle Paoline. Era infatti in corso la guerra di secessione del Katanga. Forse un po' di avventatezza nell'affrontare il pericolo, ma senz'altro un grande amore per l'Eucaristia, ricevuto nel carisma paolino da Don Alberione l'ha portato ad osare tanto, troppo. Così ora possiamo chiedere da lui una preghiera speciale per questa terra.

vendredi 9 décembre 2011

Il presidente forse c'è. Quale futuro?

Da qualche minuto sono stati annunciati i risultati delle elezioni presidenziali (provvisori perché ancora appellabili). Un po' avventatamente mi trovavo proprio davanti alla sede della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) quando diverse telefonate ci hanno resi coscienti che propri alle ore 16.30 iniziava la lettura dei dati. Allora via di corsa, verso la nostra comunità a Limete. Il percorso che con un traffico medio si può fare in 45 minuti l'abbiamo compiuto in un quarto d'ora: veramente Kinshasa in questi giorni è bloccata, ferma. La litania dei risultati è lunga: il pastore protestante Daniel Ngoy Mulunda che presiede la CENI ha snocciolato nomi e numeri per arrivare al dato finale, le due cifre veramente attese: Joseph Kabila Kabange 48,95%, Etienne Tshisekedi 32,33% dei suffragi, con il rimanente 20% ripartito tra gli altri candidati che dall'inizio era fuori gioco. Così il quarantenne Kabila, arrivato al potere dieci anni fa per risolvere la situazione politica dopo l'assassinio del padre Laurent Kabila si ritrova di nuovo presidente. I dubbi sulla trasparenza del processo elettorale rimangono e questo segna il percorso che inizia oggi. E ciò che riserverà il futuro di questa nazione è ancora in gran parte oscuro. Riemergono poi due grandi temi che solo una leadership illuminata potrebbe dipanare: il regionalismo e il tribalismo, che segna fortemente la scelta della classe dirigente e quindi anche il rapporto tra il popolo e i vertici della nazione; l'ingerenza straniera con i grandi rapporti economici a stabilire strategie di sviluppo che poco coinvolgono i cittadini, costretti a subire. Non sono teorie che elaboro a tavolino ma il contatto vivo con la mia comunità che rispecchia appartenenze regionali diverse e ragiona spesso ad alta voce. Poi, prima di arrivare a risolvere queste questioni la stragrande maggioranza dei congolesi attende risposte più concrete: scuole, strade, ospedali, mezzi pubblici di trasporto, sicurezza e giustizia. Situazioni non certo semplici aspettano il presidente, che - se non interverranno elementi nuovi - dovrà prestare giuramento tra qualche settimana. L'attesa quindi non è terminata...

mardi 6 décembre 2011

Prove di dialogo?

I risultati delle elezioni presidenziali non saranno resi noti questa notte, come previsto dal calendario della Commissione elettorale indipendente, ma tra due giorni. Una notizia in parte attesa - i lavori di compilazione sono ancora in corso e non si sa bene quanto ci vorrà per arrivare a dati certi, in parte temuta, perché la reazione del maggiore oppositore dell'attuale presidente e candidato Joseph Kabila, Etienne Tshisekedi, poteva essere dirompente. Ma la diplomazia sta facendo la sua parte. Chiamiamolo il volto positivo di quell'ingerenza straniera che in sé lascia un po' a disagio, ma può dare un aiuto a costruire dialogo e quindi a stemperare possibili violenze. Raccolgo queste impressioni ancora una volta più dai volti dei "miei" giovani: più distesi, meno agitati, con un mezzo sorriso. Rimango osservatore interessato e coinvolto: in gioco c'è il futuro di una nazione che ha qualcosa da dire all'Africa, al mondo intero e che, dal punto di vista della fede cristiana, può essere un contributo di freschezza. Come ha detto Benedetto XVI nell'ultimo documento da lui firmato, che è dedicato a questo continente: "Possa la Chiesa cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell’umanità, e diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero". Attendiamo ancora... con uno sguardo ottimistico di speranza. Intanto un temporale sta bagnando la capitale: che l'acqua porti benedizione e non distruzione nelle povere case di Kinshasa.

Vous, les européens...

Tante sensazioni in questo giornata, "Jour J" - "D Day" per la Repubblica Democratica del Congo: si attendono i risultati delle elezioni svoltesi il 28 novembre. Voci discordanti si rincorrono. Ma ciò che mi fa più riflettere è il volto pensieroso, direi accigliato, di molti giovani. Speravano (e sperano ancora...) in un possibile cambiamento, nella crescita vera della democrazia, nel rispetto delle idee e della vita di ciascuno, dello sviluppo a partire della enormi ricchezze naturali. I segni che finora sono giunti indicano invece una volontà di mantenere lo status quo, una certa indeterminatezza delle cose che permette a pochi di sfruttare al massimo le ricchezze che apparterrebbero a tutti, e questo - sembrerebbe - al di là della volontà popolare espressa nel voto. E - ben inteso - non si tratta poi solo di una ricchezza quantificabile, ma di un patrimonio di idee e di progetti che rischiano nuovamente di essere affossati. E si capisce dalle reazioni dei più giovani quanto questo brucia nel loro intimo. Qualcuno, forse con un po' di esperienza o spregiudicatezza in più, riesce a scherzarci sopra, a dire che bisogna solo avere un po' di pazienza, attendere ancora qualche anno... Ma veder soffrire i giovani con i loro sogni e le loro attese fa sempre male. Si può trovare una ragione a questa situazione? La più scontata, ma non per questo senza basi di verità, è di incolpare l'occidente o il cosiddetto mondo economico. Mi sono visto l'indice puntato contro, non con violenza, ma con la determinazione delle idee: l'occidente, o almeno un certo occidente, vuole imporre le sue regole, qui come altrove. E noi europei rappresentiamo questo occidente, anche se ho potuto spiegare - immediatamente compreso - che io con la politica estera dell'Unione Europea o di altri stati occidentali ho poco a che spartire. E, ho risposto, spetta ai congolesi - questo un semplice consiglio - di farsi sentire con forza delle parole, con la forza delle idee e dell'informazione, per far conoscere a tutti la vera situazione del loro paese e per cercare lo slancio interiore, esteriore e politico per i necessari cambiamenti. Aspetto con una certa ansia l'arrivo di questa notte per capire a cosa lascerà il posto il silenzio quasi irreale di queste ore. Un modo interessante per sperimentare l'atteggiamento tipico del tempo liturgico dell'Avvento, un'attesa nella preghiera.

samedi 26 novembre 2011

Elezioni presidenziali e preghiera

Lunedì 28 novembre, il fatidico giorno sta arrivando. Quando sono arrivato in RDC la data era già stabilita e sembrava lontanissima. Ora è imminente e la tensione è decisamente salita. La campagna elettorale si è svolta in modo non dissimile da come sono sempre stato abituato a vederla. Manifesti, immagini, pubblicità in tv, meeting e messaggi... E' vero che ogni paese ha le sue peculiarità, ma a giudicare da quello che è accaduto recentemente altrove in situazioni simili, non c'è molto da stare tranquilli. Oggi anche l'unità di crisi del Ministero degli Esteri italiano ha fatto il suo dovere inviando due sms di avvertimento: evitare gli spostamenti, stare lontani dai luoghi di assembramento. Qualche settimana fa l'Ambasciata d'Italia a Kinshasa aveva inviato una lettera con alcune consegne più precise, come quella di tenere a portata di mano un bagaglio con tutto l'essenziale, pronti ad ogni evenienza... Lo stile missionario chiede di non lasciare il proprio luogo di apostolato quando ci sono difficoltà, semmai di amarlo di più. E questo post vuole essere una manifestazione di affetto per questa nazione che - è il ritornello anche della propaganda politica - ha tante ricchezze da utilizzare per un vero progresso. Con la preghiera chiedo di essere vicino a chi crede che un gesto democratico come le elezioni può veramente fare bene allo sviluppo della società, ma anche a coloro che, approfittando dell'occasione, vorrebbero garantirsi un posto dove sfruttare il potere per il proprio interesse personale. Mi riservo un commento su candidati e sull'eletto quando tutto si sarà realizzato. Si possono intendere a distanza i rumori delle folle che passano sul grande Boulevard Lumumba per partecipare alla chiusura della campagna elettorale. La preghiera è che tolleranza e rispetto reciproco, insieme a chiarezza e legalità, possano guidare tutti in un momento così delicato.

vendredi 21 octobre 2011

Lavorare per curarsi o curarsi per lavorare

Ieri mattina un giovane papà che spesso partecipa alla messa della nostra comunità alle 6 di mattina si è riaffacciato dopo diverse settimane di assenza. Ho capito che aveva qualcosa da dirmi e soprattutto che era sofferente. Mi ha mostrato una ferita infetta sul piede. Era cosciente d'aver trascurato le cure, dopo essersi ferito per un piccolo incidente domestico. Ma non aveva scelta: andare al dispensario comporta spendere soldi e poi acquistare medicine. E quel poco che riesce a racimolare ogni giorno serve per nutrire il suo bambino. Ho detto allora a Pasha di andare a mio nome al centro medico (nome altisonante per un luogo molto essenziale e appena nei limiti igienico-sanitari). Oggi Pasha si è presentato con Emile, il suo bimbo di 2 anni. La notte non aveva dormito e aveva la febbre alta. Ho mandato anche lui per qualche cura al centro medico. Sono tornati a salutarmi e a dirmi come stavano: per Pasha necessità di antibiotici per far rientrare l'infezione; per Emile febbre tifoide da curare e attenzione all'alimentazione che deve essere più appropriata. Mentre Emile giocava con un trenino sulla scrivania, Pasha mi ha chiesto ciò che gli sta più a cuore: non vuole sempre essere aiutato, non vuole soldi, vuole un lavoro che gli dia un minimo di sicurezza e così potersi curare e curare la sua famiglia. C'è tanta dignità e fede in questi giovani congolesi con tanti problemi e con l'unica ricchezza riposta nei propri figli, che però devono poter crescere.

jeudi 29 septembre 2011

Blog-time e coccodrilli

Faccio fatica in questo ultimo periodo a trovare il tempo (o forse la voglia?) di scrivere sul blog. Non è che mi manchino gli argomenti perché di situazioni originali in una realtà così vasta come Kinshasa se ne possono incontrare ogni giorno. Forse è il mio maggiore inserimento nella situazione congolese che fa accorciare le distanze e fa nascere un certo pudore nel raccontare avvenimenti che fuori contesto non so come saranno percepiti. Non che abbia terminato il mio percorso di inserimento... ci vorrà ben più che qualche mese per capire, sentire, respirare alla congolese. Però il mio piccolo battesimo ufficiale l'ho avuto, come ho già avuto modo di "facebooker": dopo due giorni di malessere e mal di testa mi sono deciso ad andare nell'ambulatorio medico, qualche strada più in là, e a sottopormi alle analisi che hanno rilevato la malaria +1 (il livello più basso) e la febbre tifoide. Qualche amico di qui mi ha subito detto: benvenuto in Congo! Ma sì, veramente piccole cure da seguire e mi sono rimesso in piedi. Certo che pensare ai bimbi che fin da piccoli devono subire questa situazione sanitaria fa capire perché poi l'aspettativa di vita è così bassa. E come se non bastasse poi il pericolo di vita che si aggiunge nella vita quotidiana, ad esempio nei trasporti. A cena stasera i miei giovani confratelli mi hanno spiegato come si vive un viaggio via fiume da Kinshasa verso l'interno del paese, prima sul fiume Congo, poi sul Kasai. Un viaggio di circa tre settimane dove, se tutto va bene, almeno tre passeggeri non arriveranno perché colpiti da una crisi di una delle malattie endemiche. Si viaggia su battelli che trasportano anzitutto merci e qua e là si assiepano fino a 500 persone. Si diventa un piccolo villaggio galleggiante dove i ruoli man mano si stabiliscono e tutte le mattine alle 4 il "pastore" inizia le preghiere. Totale promiscuità non solo tra umani ma anche con gli animali, nessun igiene, nessuna comodità per dormire, ma tanta solidarietà per non fare mancare a nessuno il necessario per sopravvivere. Altro aspetto positivo il paesaggio che al dire di chi ha fatto l'esperienza è veramente incantevole. Non penso di poter affrontare in futuro un viaggio di questo genere, magari mi inoltrerò in aereo per raggiungere più velocemente l'interno del paese. Ma anche a questo proposito le storie non mancano. Durante un volo su un piccolo porteur dal bagagliaio - che è in continuità con i sedili dei passeggeri - ad un certo punto è spuntato un coccodrillo che ha spaventato i viaggiatori, al punto da spingerli a ripararsi accanto al pilota. Solo un passeggero al suo primo volo non è riuscito a staccare la cintura: morale, l'aereo è precipitato per il disequilibrio dei pesi, tutti morti tranne il passeggero al primo volo ben ancorato al suo sedile con la cintura di sicurezza. Insomma, le cose da raccontare non mancano... 

jeudi 25 août 2011

GMG e mondialità

Sono tornato da Madrid dove ho preso parte come "comunicatore" alla Giornata Mondiale della Gioventù (vedi www.radiopopeup.com). Non è la mia prima GMG (e spero non sia l'ultima) e ogni volta l'esperienza è positiva, arricchente, piacevole. Però non mancano gli interrogativi e penso sia cosa buona farli emergere. Se già avanzavo qualche dubbio sulla vera "mondialità" della giornata, ora che il mio punto di vista è africano le domande si approfondiscono. Chiaro che se la sede della Giornata è in Europa sarà più numerosa la presenza di giovani europei e la stessa cosa è avvenuta e avverrà per altre localizzazioni. Ma il senso di apertura mondiale non passa solo dai numeri delle presenze, piuttosto da una sensibilità che deve emergere. Nella festa, nella gioia, nello scambio di esperienze dei giovani tutto potrebbe essere maggiormente "bilanciato" con una apertura veramente mondiale ai problemi, alle ricchezze, alle situazioni vissute dai giovani cristiani di tutto il mondo. Non basta cambiare le lingue durante le celebrazioni, non basta mettere qua e là qualche giovane abbigliato in maniera non occidentale. Serve una riflessione in più perché la cattolicità entri fin nelle midolla della comunità cristiana. E non potrà che essere una ricchezza per tutti, per ogni "Giornata" che viene chiamata mondiale, ma che forse mondiale ora non è! E aspettiamo la prima GMG nel continente africano... speriamo presto.

samedi 23 juillet 2011

一生 - Vita

Chinois - Kinois... Cinese, di Kinshasa... suonano abbastanza allo stesso modo. Oltretutto a Kinshasa ci sono molti cinesi che stanno lavorando nel quadro di accordi tra i due governi RDC e RPC. Ma il punto di partenza di questo post è il viaggio di ritorno da Parigi a Milano che - a causa di uno sciopero - si è un po' complicato e mi ha fatto incontrare un giovane cinese di Pechino in tour per l'Europa e che - in queste condizioni di sciopero - metteva piede per la prima volta in Italia. Niente di più facile che aiutarlo a raggiungere il suo ostello cercato via web per risparmiare il più possibile e che senza mezzi di trasporto pubblici sarebbe stato pressoché irraggiungibile.
La riflessione però sorge da una semplice domanda che ho posto a Iven (questo il suo nome "occidentale") e che viene spontanea a chi è abituato alla vita kinoise e congolaise. Quanti fratelli o sorelle hai? Iven mi risponde: "Il governo ha permesso ai miei genitori di avere un solo figlio. Io sono il loro unico figlio. Ma alla mia generazione sarà permesso di avere due figli". Ho sentito parlare spesso di questi programmi di regolazione demografica ma non li ho mai affrontati così da vicino. Pensare alle famiglie congolesi di 8, 9, 10 e più fratelli sorelle fa impressione. E Iven appena arrivato a Milano è colpito dal silenzio (è vero che è notte...) perché abituato al brulicare di gente nella sua città con 25 milioni di abitanti. Non so tirare conclusioni da questa esperienza a contatto ancora una volta con la vita. Ma fa riflettere pensare ad una famiglia cinese "programmata" e ad una famiglia congolese "libera". Quale futuro per la vita in Cina e in Congo?

samedi 16 juillet 2011

RDC

Approfitto del periodo di vacanze italiane per qualche incursione in Francia, così tengo allenata la mia lingua "africana", visto che al ritorno a Kinshasa mi aspettano giornate di predicazione. Semplici da capire le virgolette, perché il francese di africano non ha nulla e spero di avere tempo e capacità per addentrarmi presto nel lingala, una delle lingue della RDC.
A proposito di RDC mi ha fatto sorridere (e riflettere) il fatto che piano-terra (rez de chaussée) in francese si abbrevia proprio RDC. Come dire... la Repubblica Democratica del Congo sta proprio al piano terra. Forse sarebbe un buon punto di partenza, incominciare dal piano terra e non da sottoterra. Sono irrimediabilmente ottimista e sono certo che nel volgere di pochi anni la RDC spiccherà il volo e si svilupperà in tanti settori. Ma oggi siamo ancora al piano terra.
La scorsa settimana un aereo della maggiore compagnia congolese, la Hewa-Bora, è caduto in fase di atterraggio a Kisangani. Più di 60 morti tra cui un giovane e attivissimo vescovo, monsignor Camille Lembi. Vero che i crash aerei sono frequenti in Africa, ma l'attenzione mostrata dall'informazione internazionale sull'avvenimento fa pensare che in Congo la vita vale meno che altrove. Anche la sicurezza aerea è un segno di attenzione alla vita: non c'è solo il fatalismo, c'è la programmazione e la serietà di chi prende in carico tante persone. Per cercare di non rimanere sempre al RDC.

samedi 11 juin 2011

Attraversare... la vita

Attraversare Boulevard Lumumba a Limete è più o meno come attraversare Piazza Venezia a Roma, con l'inconveniente che verso sera a Kinshasa non c'è alcuna illuminazione e la strada - ora che una parte dei lavori di "riqualificazione" sono terminati - ha quattro o cinque o sei corsie per ogni senso di marcia. Ricordo quando ho ricevuto in visita a Roma la signora irlandese che mi aveva ospitato a Dublino. Praticamente mi si è appesa al braccio quando ha capito cosa bisognava fare per raggiungere l'Altare della Patria. Bisogna avere coraggio... Qui a Kinshasa il coraggio non basta. A volte si gioca proprio la vita. Dal nostro punto di vista "occidentale" la posta in gioco è troppo alta. Ma per tanti motivi, per questioni sociali e storiche, qui la vita purtroppo vale meno che da in "occidente". Anche la propria vita. A cominciare dal fatto che l'aspettativa di vita è molto bassa, non solo a causa della mortalità alla nascita e di quella infantile. Malattie endemiche come la malaria o la febbre tifoide rovinano anche le tempre apparentemente più robuste e l'acutizzarsi di qualche patologia spesso diventa letale... è "normale" - nel senso che è nella media - vivere solo 50 anni o poco più. Ecco perché anche attraversare la strada diventa un rischio "normale", al buio, con automobili camion e moto che sfrecciano. Ma attraversare la strada a Limete significa raggiungere il lavoro, la casa, l'ospedale. Non si può sempre rimanere seduti ad aspettare. A volte è necessario prendere il rischio. Ma non era una buona azione aiutare ad attraversare la strada???

jeudi 26 mai 2011

Anche a Kinshasa

Mi capita spesso di dover dire che - pur trovandomi nel cuore dell'Africa - non abito in una capanna di paglia e non sono circondato da leoni, elefanti o scimmie. Questa situazione è riservata solitamente ai turisti danarosi che possono permettersi esperienze particolari. Ho condiviso la cosa con alcuni amici congolesi che sono rimasti stupiti da questo atteggiamento, che comunque era già loro in parte noto. Mi hanno confidato: confrontandoci con gli "occidentali" spesso ci capita di citare nomi di città, fiumi, luoghi geografici di Francia, Italia, Spagna o Stati Uniti che per noi sono famigliari grazie ai nostri studi. Infatti nel curriculum per tutti gli studenti africani si richiedono conoscenze approfondite della geografia europea ed occidentale. Non è così per noi europei che a stento sappiamo collocare uno stato nella geografia del continente africano e tanto meno una capitale, una grande città o un fiume. E ancor peggio per la realtà che ci si immagina nella propria testa riguardo le città e il modo di vivere africano. Anche a Kinshasa c'è grande traffico (la città conta circa 7 milioni di abitanti); anche a Kinshasa c'è chi è puntuale (salvo grandi embouteillages) e chi è sempre in ritardo; anche a Kinshasa c'è (purtroppo) l'inquinamento (le vetture euro 0 sono giustamente ricollocate sui mercati africani... evviva l'ecologia!); anche a Kinshasa ci sono i negozi di lusso... E vero però che i servizi pubblici e le infrastrutture sono pressoché inesistenti. E vero che a Kinshasa è più facile vedere in faccia la povertà e la miseria. Ma sono sicuro che qualcosa per migliorare la situazione si può fare. Non è solo la mia speranza, ma quella di tanti giovani che qui come altrove si impegnano seriamente per una società più giusta e per un sistema mondiale più equo.

lundi 23 mai 2011

Internet & Christian

Non voglio creare confusione. Questa volta non si tratta di un pezzo sull'uso della rete per l'evangelizzazione. Non che io abbia sospeso le mie riflessioni al riguardo... Anzi, qui in Congo la realtà - che è essenzialmente giovane - chiede un'attenzione al "numerique" contestualizzata e la Chiesa non può pensare solo al digitale com'è inteso in occidente, con supertecnologie aggiornatissime. Ma lascio da parte per ora questo discorso, perché Internet in questo caso è un simpatico nome proprio di persona. Un giovane che - non so esattamente per quale motivo - viene chiamato così. Internet deve industriarsi per guadagnare la giornata. E' disponibile a qualsiasi consegna, a fare trasporti con la sua moto ovunque e, se serve, ad essere mototaxista (è il mezzo di trasporto più veloce qui, anche se piuttosto insicuro). In questi giorni sta lavorando in comunità per i servizi più diversi, soprattutto per la manutenzione degli spazi verdi. E con semplicità si guadagna da vivere.


Christian invece è un giovane di 21 anni. Alla celebrazione della Domenica delle Palme, per la giornata diocesana dei giovani, si è presentato prima e dopo la messa per cercare un prete come suo direttore spirituale. E l'ha chiesto a me... Con intenzioni serie, ma evidentemente anche per cercare un piccolo aiuto. Christian infatti è venuto a Kinshasa lasciando la sua famiglia in una città dell'interno del Congo. Qui ha alcuni parenti (tutti in Congo hanno parenti a Kinshasa!) che lo stanno ospitando. La sua intenzione è quella di frequentare l'università... Ma per poterlo fare deve avere il denaro necessario. Nel frattempo si è inserito in una parrocchia e partecipa tutti i giorni alla messa. Si sta industriando per crearsi un piccolo spazio commerciale, una cabina, dove vendere ricariche per i cellulari e altre piccole cose che permettono un sufficiente guadagno. Per aiutarlo gli ha regalato un cellulare che un amico italiano mi aveva lasciato. Solo che martedì scorso, di sera, ritornando da un incontro di preghiera, alcuni malintenzionati l'hanno malmenato e derubato di tutto quel poco che aveva, sandali compresi. E a casa gli hanno detto che è stato fortunato che non gli sia successo di peggio. Christian non si è perso d'animo ed è subito ripartito... Spero di trovare un altro cellulare per lui! Ogni volta che ci incontriamo mi assicura la sua preghiera, perché - mi dice - "lei deve essere un buon pastore". Ci provo...

dimanche 22 mai 2011

Bonobo

Non intendo fare alcuna riflessione sull'evoluzionismo e sul creazionismo, sul rapporto tra la fede cristiana e la creazione. Solo raccontare l'esperienza di essere stato accanto a questi primati "bonobo" che - al dire degli studiosi - raggiungono capacità comportamentali e relazionali di un umano di sei anni. Contemplo anche questa realtà che fa parte dell'immenso bagaglio culturale africano. I bonobo ci fanno divertire perché in essi vediamo riflesso un tratto di noi. E si capisce anche cosa rende l'umano l'essere più amato da Dio e con capacità non assimilabili a nessun altro vivente.

jeudi 19 mai 2011

Il Pane Quotidiano

 
Banatcheck Nguizani è il giovane (45 anni) fondatore della «École Nicolas les enfants sages» (ENES - in tutta la francofonia si utilizzano molto le sigle) di Kinshasa, commune di Nsele. La sua è una storia originale, come tante qui in Congo. Appassionato di letteratura per l’infanzia e laureato in pedagogia, inizia l’attività aprendo un panificio alla periferia di Kinshasa, nel quartiere nato oltre l’Aeroporto di N’Djili. L’idea è di rendere disponibile il cibo per la zona, ma anche di insegnare un lavoro. E la cosa funziona bene. 
I ragazzi che frequentano il laboratorio però non vanno a scuola, sono spesso ragazzi di strada e questo, evidentemente, non lo soddisfa. Inizia allora a raccogliere i ragazzi e organizza per loro la prima scuola, sotto un albero di mango. Era l’inizio dell’anno scolastico 1999 e gli alunni erano 26. Man mano la scuola prende sempre più spazio e sostituisce il panificio, anche perché negli ultimi anni sono stati aperti panifici industriali che forniscono pane a costi più bassi, sottraendo spazio al mercato dei più piccoli produttori.
Oggi la scuola conta circa 800 alunni tra primaria e secondaria. Gli inse-gnanti sono 25. L’edificio con le varie classi (ci sono corsi di mattino e al pomerig-gio per gruppi diversi) è in parte ricavato dall’ex panificio. Nell’ ambiente della “segre-teria” c’è anche una piccola biblioteca con i libri che sono divorati dai ragazzi che li portano a casa. E’ il nuovo pane della conoscenza che viene sfornato, insieme alle lezioni quotidiane – seguite senza alcuna distrazione, anche grazie al metodo pedagogico proposto da Banatcheck che lascia grande spazio al gioco e all’interazione. Al centro del cortile si trova la cisterna: i ragazzi possano approvvigionarsi d’acqua senza dover scendere al fiume e con la sicurezza di averla potabile.
Fin qui sembra tutto tranquillo e sereno. In realtà le famiglie degli alunni fanno fatica a pagare la tassa trimestrale e molti sono costretti a lasciare la scuola per impossibilità econo-mica. Degli 800 iscritti a settembre diverse decine hanno lasciato i corsi. Alcuni bambini, al ritorno da scuola, vanno nei boschi circostanti a fare legna; preparano delle fascine e si mettono ai bordi delle strade principali per venderle e guadagnare qualcosa per pagare la scuola. Con tutti i rischi che questo comporta.
Come possiamo aiutare gli alunni dell’ENES?
·      Un aiuto ai singoli studenti può intervenire sul costo trimestrale: si aggira attorno ai 15-16 euro, vale a dire 20.000 franchi congolesi, quindi 50 euro circa l’anno.
·      Un aiuto alla scuola può riguardare
o    l’acquisto di testi per la biblioteca;
o    la spesa per imbiancare un’aula o aggiustare i banchi o il pulmino per il trasporto degli alunni;
o    la possibilità di migliorare la dotazione di semplici strumenti pedagogici.


Banatcheck è un amico della comunità paolina di Kinshasa-Limete, sia perché in passato è stato nostro seminarista (poi la sua vocazione per l’insegna-mento l’ha portato altro-ve), sia perché sta prepa-rando alcuni romanzi per ragazzi che saranno editati dalla San Paolo. Ci vediamo spesso di domenica per la messa o quando passa per la comunità e approfitta dell’ energia elettrica per ricaricare il cellulare e usare il suo computer. Le foto illustrano la mia visita alla scuola: un’esperienza emozionante, vedere tanti bambini insieme, gioiosi e attenti, pieni di voglia di imparare. L’ENES, pur non essendo gestita da religiosi o da sacerdoti, è riconosciuta come scuola cattolica e ovviamente è verificata anche dagli organismi del Ministero dell’Istruzione.

Cosa dici?


Dovrebbe essere questa la traduzione dal lingala di "Olobi nini?". Sono in Congo da qualche mese e mi sono appena affacciato ad una situazione culturale, sociale e ambientale nuova, diversa, affascinante. Provo ad utilizzare qualche comunicazione più ampia rispetto al post in Facebook anche per raccogliere attenzione rispetto ad un mondo - quello della Repubblica Democratica del Congo - spesso ai margini delle vie dell'informazione. Non che manchino i mezzi... solo che viene difficile prendersi carico di una realtà vasta, pluriforme, difficile da interpretare ma certamente in grande sviluppo. E per lo sviluppo, inutile nasconderselo, c'è bisogno di aiuto, tanto aiuto. Magari fatto di piccoli apporti, ma più che necessari: indispensabili per smuovere quanto può essere smosso, giorno per giorno; a partire dalla sfida formativa delle giovani generazioni. Per oggi dico questo. Poi cercherò di approfondire! Mbote :)