dimanche 21 juillet 2013

C’è un problema… o forse no!

Dire che anche in Congo si senta l’attesa o il clima della GMG è senz’altro una forzatura. Ma dire che i giovani congolesi siano disinteressati al grande appuntamento brasiliano è altrettanto dare una visione distorta della realtà. Le parrocchie e le diocesi della RD Congo sono ben organizzate per quanto riguarda la pastorale giovanile. In ogni parrocchia esite una commissione giovani, presieduta da un giovane-adulto, che promuove un programma di catechesi e attività durante tutto l’anno pastorale. E non si fatica ad arrivare a numeri assai considerevoli di partecipanti.
La Chiesa congolese si è sviluppata dando grande spazio ai ministeri laiciali e i gruppi giovanili sono espressione di questa ministerialità, dove c’è una guida attenta da parte dei pastori, ma grande spazio all’iniziativa e alla creatività laicale. Nei giorni scorsi ho scambiato qualche riflessione con padre Blaise, viceparroco a Matadi, città a circa 400 chilometri da Kinshasa. Mi confidava che il suo gruppo giovani conta circa 450 membri e che il problema sulla possibilità concreta da parte dei suoi giovani di sentirsi coinvolti nell’evento GMG in realtà non si pone. Molti conoscono l’appuntamento mondiale con Papa, ovviamente pochissimi sanno di potervi partecipare, ma le parrocchie e le diocesi nelle attività che si svolgeranno nelle prossime settimane faranno riferimento a quando il Papa proporrà in Brasile. E qui il clima essenziale e di condivisione tipico delle Giornate Mondiali è pane quotidiano: quando si parte per un campo scuola o un ritiro spirituale tutto è fatto nell’essenzialità, come del resto lo è la vita quotidiana. Non c’è alcuno spazio per comodità e rilassatezza perché gran parte delle famiglie vivono cercando di far fronte alle loro esigenze giorno per giorno.
Un invito a chi è già a Rio o a chi avrà la possibilità di « collegarsi » in diretta tramite i mezzi di comunicazione e le reti sociali: non dimenticate i giovani congolesi che, in quella speciale comunione che lega tutti i cristiani attraverso la fede in Cristo, sono rappresentati da tutti gli altri giovani.La ricchezza della fede cristiana in questa terra è condivisa da tutti i giovani del mondo e il sostegno reciproco si appoggerà sicuramente all’abbondanza di preghiere che i giovani africani garantiscono per i loro amici di tutto il resto del mondo. Certo, sarebbe bello che una rappresentanza più ampia potesse essere presente personalmente a Rio, ma bastano pochi congolesi per ricreare quel clima di festa e di gioia che si respira – nonostante gli enormi problemi quotidiani – nella fede cristiana dell’Africa sub-sahariana.
pubblicato su www.popeup.net 

lundi 15 juillet 2013

Un congolese a Rio

Nella lista dei santi e beati scelti come patroni della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio 2013 è stato inserito anche un congolese, Isidore Bakanja.Giovane catechista laico Isidore Bakanja è morto come testimone della fede a soli 23 anni nel 1909. Nella Repubblica Democratica del Congo Bakanja non è un santo da calendario, piuttosto una persona veramente conosciuta, amata e invocata da tanti cristiani giovani e meno giovani. Sono innumerevoli i gruppi e i movimenti che portano il suo nome, insieme a quello dell’altra beata congolese, la giovane martire Anaurite.
La storia di Bakanja è legata all’esperienza di sopraffazione e schiavitù di tanti giovani congolesi durante il periodo coloniale, che davanti ad un potere che talvolta non solo sfruttava ma umiliava le persone, dovevano sottomettersi fino a perdere la propria personalità. Isidore non volle mettere in discussione la sua semplice e profonda fede e i segni che per lui erano essenziali alla testimonianza. Nato nel 1885 in un villaggio vicino all’odierna Mbandaka, capoluogo della provincia Orientale, una volta maggiorenne lasciò il villaggio natale e i genitori per cercare lavoro in città. Qui fu preso come muratore in un’impresa edile. E in città venne in contatto con i monaci trappisti, che gli fecero scoprire e amare il Signore Gesù. Aveva sempre con sé il rosario e lo scapolare della Madonna del Carmelo. Decise di ritornare al suo villaggio per lavorare in una piantagione ed essere catechista. Il padrone della piantagione non accettò la sua semplice testimonianza cristiana, neppure la sua preghiera durante le pause di lavoro e lo fece frustare più volte. Isidore accettò tutto, consapevole di unire la sue sofferenze a quelle di Cristo. Ma il suo corpo fu distrutto lentamente per le ferite e le infezioni. Ebbe la forza di perdonare i suoi persecutori e morì il 15 agosto 1909.
Isidore Bakanja fu beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1994 che disse rivolgendosi a lui : “In un’Africa dolorosamente provata dalle lotte tra etnie, il tuo esempio luminoso è un invito alla concordia e al riavvicinamento tra i figli dello stesso Padre celeste. Tu hai praticato la carità fraterna verso tutti, senza distinzione di razza o di condizione sociale; ti sei guadagnato la stima e il rispetto dei tuoi compagni, molti dei quali non erano cristiani. Ci mostri così il cammino del dialogo necessario tra gli uomini” (© Libreria Editrice Vaticana – 1994). La Chiesa congolese sente di avere una vera ricchezza nei suoi due beati, Anaurite e Bakanja, e li invoca ogni giorno, una ricchezza ora condivisa da tutti i giovani della GMG. Se, come speriamo, qualche giovane congolese sarà a Rio, molto probabilmente sarà vestito nell’uniforme “Bakanja”, camicia e pantaloni in “pagne” (la stoffa tipica) coloratissimi e stampata con il volto del beato al centro.
Pubblicato in popeup.net