jeudi 26 mai 2011

Anche a Kinshasa

Mi capita spesso di dover dire che - pur trovandomi nel cuore dell'Africa - non abito in una capanna di paglia e non sono circondato da leoni, elefanti o scimmie. Questa situazione è riservata solitamente ai turisti danarosi che possono permettersi esperienze particolari. Ho condiviso la cosa con alcuni amici congolesi che sono rimasti stupiti da questo atteggiamento, che comunque era già loro in parte noto. Mi hanno confidato: confrontandoci con gli "occidentali" spesso ci capita di citare nomi di città, fiumi, luoghi geografici di Francia, Italia, Spagna o Stati Uniti che per noi sono famigliari grazie ai nostri studi. Infatti nel curriculum per tutti gli studenti africani si richiedono conoscenze approfondite della geografia europea ed occidentale. Non è così per noi europei che a stento sappiamo collocare uno stato nella geografia del continente africano e tanto meno una capitale, una grande città o un fiume. E ancor peggio per la realtà che ci si immagina nella propria testa riguardo le città e il modo di vivere africano. Anche a Kinshasa c'è grande traffico (la città conta circa 7 milioni di abitanti); anche a Kinshasa c'è chi è puntuale (salvo grandi embouteillages) e chi è sempre in ritardo; anche a Kinshasa c'è (purtroppo) l'inquinamento (le vetture euro 0 sono giustamente ricollocate sui mercati africani... evviva l'ecologia!); anche a Kinshasa ci sono i negozi di lusso... E vero però che i servizi pubblici e le infrastrutture sono pressoché inesistenti. E vero che a Kinshasa è più facile vedere in faccia la povertà e la miseria. Ma sono sicuro che qualcosa per migliorare la situazione si può fare. Non è solo la mia speranza, ma quella di tanti giovani che qui come altrove si impegnano seriamente per una società più giusta e per un sistema mondiale più equo.

lundi 23 mai 2011

Internet & Christian

Non voglio creare confusione. Questa volta non si tratta di un pezzo sull'uso della rete per l'evangelizzazione. Non che io abbia sospeso le mie riflessioni al riguardo... Anzi, qui in Congo la realtà - che è essenzialmente giovane - chiede un'attenzione al "numerique" contestualizzata e la Chiesa non può pensare solo al digitale com'è inteso in occidente, con supertecnologie aggiornatissime. Ma lascio da parte per ora questo discorso, perché Internet in questo caso è un simpatico nome proprio di persona. Un giovane che - non so esattamente per quale motivo - viene chiamato così. Internet deve industriarsi per guadagnare la giornata. E' disponibile a qualsiasi consegna, a fare trasporti con la sua moto ovunque e, se serve, ad essere mototaxista (è il mezzo di trasporto più veloce qui, anche se piuttosto insicuro). In questi giorni sta lavorando in comunità per i servizi più diversi, soprattutto per la manutenzione degli spazi verdi. E con semplicità si guadagna da vivere.


Christian invece è un giovane di 21 anni. Alla celebrazione della Domenica delle Palme, per la giornata diocesana dei giovani, si è presentato prima e dopo la messa per cercare un prete come suo direttore spirituale. E l'ha chiesto a me... Con intenzioni serie, ma evidentemente anche per cercare un piccolo aiuto. Christian infatti è venuto a Kinshasa lasciando la sua famiglia in una città dell'interno del Congo. Qui ha alcuni parenti (tutti in Congo hanno parenti a Kinshasa!) che lo stanno ospitando. La sua intenzione è quella di frequentare l'università... Ma per poterlo fare deve avere il denaro necessario. Nel frattempo si è inserito in una parrocchia e partecipa tutti i giorni alla messa. Si sta industriando per crearsi un piccolo spazio commerciale, una cabina, dove vendere ricariche per i cellulari e altre piccole cose che permettono un sufficiente guadagno. Per aiutarlo gli ha regalato un cellulare che un amico italiano mi aveva lasciato. Solo che martedì scorso, di sera, ritornando da un incontro di preghiera, alcuni malintenzionati l'hanno malmenato e derubato di tutto quel poco che aveva, sandali compresi. E a casa gli hanno detto che è stato fortunato che non gli sia successo di peggio. Christian non si è perso d'animo ed è subito ripartito... Spero di trovare un altro cellulare per lui! Ogni volta che ci incontriamo mi assicura la sua preghiera, perché - mi dice - "lei deve essere un buon pastore". Ci provo...

dimanche 22 mai 2011

Bonobo

Non intendo fare alcuna riflessione sull'evoluzionismo e sul creazionismo, sul rapporto tra la fede cristiana e la creazione. Solo raccontare l'esperienza di essere stato accanto a questi primati "bonobo" che - al dire degli studiosi - raggiungono capacità comportamentali e relazionali di un umano di sei anni. Contemplo anche questa realtà che fa parte dell'immenso bagaglio culturale africano. I bonobo ci fanno divertire perché in essi vediamo riflesso un tratto di noi. E si capisce anche cosa rende l'umano l'essere più amato da Dio e con capacità non assimilabili a nessun altro vivente.

jeudi 19 mai 2011

Il Pane Quotidiano

 
Banatcheck Nguizani è il giovane (45 anni) fondatore della «École Nicolas les enfants sages» (ENES - in tutta la francofonia si utilizzano molto le sigle) di Kinshasa, commune di Nsele. La sua è una storia originale, come tante qui in Congo. Appassionato di letteratura per l’infanzia e laureato in pedagogia, inizia l’attività aprendo un panificio alla periferia di Kinshasa, nel quartiere nato oltre l’Aeroporto di N’Djili. L’idea è di rendere disponibile il cibo per la zona, ma anche di insegnare un lavoro. E la cosa funziona bene. 
I ragazzi che frequentano il laboratorio però non vanno a scuola, sono spesso ragazzi di strada e questo, evidentemente, non lo soddisfa. Inizia allora a raccogliere i ragazzi e organizza per loro la prima scuola, sotto un albero di mango. Era l’inizio dell’anno scolastico 1999 e gli alunni erano 26. Man mano la scuola prende sempre più spazio e sostituisce il panificio, anche perché negli ultimi anni sono stati aperti panifici industriali che forniscono pane a costi più bassi, sottraendo spazio al mercato dei più piccoli produttori.
Oggi la scuola conta circa 800 alunni tra primaria e secondaria. Gli inse-gnanti sono 25. L’edificio con le varie classi (ci sono corsi di mattino e al pomerig-gio per gruppi diversi) è in parte ricavato dall’ex panificio. Nell’ ambiente della “segre-teria” c’è anche una piccola biblioteca con i libri che sono divorati dai ragazzi che li portano a casa. E’ il nuovo pane della conoscenza che viene sfornato, insieme alle lezioni quotidiane – seguite senza alcuna distrazione, anche grazie al metodo pedagogico proposto da Banatcheck che lascia grande spazio al gioco e all’interazione. Al centro del cortile si trova la cisterna: i ragazzi possano approvvigionarsi d’acqua senza dover scendere al fiume e con la sicurezza di averla potabile.
Fin qui sembra tutto tranquillo e sereno. In realtà le famiglie degli alunni fanno fatica a pagare la tassa trimestrale e molti sono costretti a lasciare la scuola per impossibilità econo-mica. Degli 800 iscritti a settembre diverse decine hanno lasciato i corsi. Alcuni bambini, al ritorno da scuola, vanno nei boschi circostanti a fare legna; preparano delle fascine e si mettono ai bordi delle strade principali per venderle e guadagnare qualcosa per pagare la scuola. Con tutti i rischi che questo comporta.
Come possiamo aiutare gli alunni dell’ENES?
·      Un aiuto ai singoli studenti può intervenire sul costo trimestrale: si aggira attorno ai 15-16 euro, vale a dire 20.000 franchi congolesi, quindi 50 euro circa l’anno.
·      Un aiuto alla scuola può riguardare
o    l’acquisto di testi per la biblioteca;
o    la spesa per imbiancare un’aula o aggiustare i banchi o il pulmino per il trasporto degli alunni;
o    la possibilità di migliorare la dotazione di semplici strumenti pedagogici.


Banatcheck è un amico della comunità paolina di Kinshasa-Limete, sia perché in passato è stato nostro seminarista (poi la sua vocazione per l’insegna-mento l’ha portato altro-ve), sia perché sta prepa-rando alcuni romanzi per ragazzi che saranno editati dalla San Paolo. Ci vediamo spesso di domenica per la messa o quando passa per la comunità e approfitta dell’ energia elettrica per ricaricare il cellulare e usare il suo computer. Le foto illustrano la mia visita alla scuola: un’esperienza emozionante, vedere tanti bambini insieme, gioiosi e attenti, pieni di voglia di imparare. L’ENES, pur non essendo gestita da religiosi o da sacerdoti, è riconosciuta come scuola cattolica e ovviamente è verificata anche dagli organismi del Ministero dell’Istruzione.

Cosa dici?


Dovrebbe essere questa la traduzione dal lingala di "Olobi nini?". Sono in Congo da qualche mese e mi sono appena affacciato ad una situazione culturale, sociale e ambientale nuova, diversa, affascinante. Provo ad utilizzare qualche comunicazione più ampia rispetto al post in Facebook anche per raccogliere attenzione rispetto ad un mondo - quello della Repubblica Democratica del Congo - spesso ai margini delle vie dell'informazione. Non che manchino i mezzi... solo che viene difficile prendersi carico di una realtà vasta, pluriforme, difficile da interpretare ma certamente in grande sviluppo. E per lo sviluppo, inutile nasconderselo, c'è bisogno di aiuto, tanto aiuto. Magari fatto di piccoli apporti, ma più che necessari: indispensabili per smuovere quanto può essere smosso, giorno per giorno; a partire dalla sfida formativa delle giovani generazioni. Per oggi dico questo. Poi cercherò di approfondire! Mbote :)