jeudi 12 juillet 2012

Clima colorato



Dopo diversi mesi provo ad aggiornare questo blog. In mezzo tanti avvenimenti lieti e tristi che hanno riempito in maniera a volte esagerata le mie giornate africane. Due fra tutti: la morte del primo paolino congolese, al quale tutti qui a Kinshasa eravamo e siamo molto legati; la visita del Superiore generale della Società San Paolo in occasione della mia nomina a superiore regionale della Regione Congo e dell’Assemblea di programmazione.
Per essere però “sulla notizia” arrivo immediatamente all’esperienza degli ultimi tre giorni. Ho viaggiato verso la Nigeria, il più grande stato africano per numero di abitanti. Ovviamente per incontrare i miei confratelli paolini e le loro comunità in vista di trovare qualche punto di incontro per collaborare tra africani. La Nigeria - è il ritornello di tutta l’Africa per le risorse naturali - vive la grande contraddizione di essere tra i paesi più ricchi di petrolio al mondo, ma di non avere raffinerie e quindi di dipendere dalle importazioni per il carburante... Ma a parte questo, si riconosce subito una nazione, in confronto alla RD Congo, molto più sviluppata economicamente, forse anche socialmente. Oltre la brevità del mio contatto con questa realtà, il limite della conoscenza è dovuto anche al fatto che per ragioni di sicurezza verso le 5 del pomeriggio quasi tutto si ferma e si è obbligati a stare in casa, in comunità. Prima di addentrarmi in questi rischi sulla sicurezza vorrei però parlare del grande e fruttuoso lavoro apostolico della Famiglia Paolina in Nigeria. SSP e FSP sono presenti in più città con centri di diffusione. Noi paolini a settembre avremo la gioia della professione dei primi paolini nigeriani. Infatti finora sono i confratelli dell’India che gestiscono in maniera eccellente la nostra presenza. Per tornare alla sicurezza: c’è il rischio reale di essere rapiti e rapinati. La comunità di Enugu è stata derubata di tutto in pieno giorno. Questa situazione però non è legata ai problemi di intolleranza verso i cristiani, che riguardano soltanto alcuni stati e alcune parti dell’immenso paese. Chiaro però che con le notizie che rimbalzano sui media, si ha la percezione di un paese in guerra. Devo dire che camminando per le strade ho trovato invece la solita allegria e apertura africana, pur in un contesto anglofono, che da un’impressione diversa rispetto a quello francofono dove vivo. Il clima è di accoglienza e con facilità trovi qualcuno che vuole prendere una foto con te... bianco, nero e tutti i colori. E per natura sono portato a vedere il lato positivo delle situazioni.