mardi 13 mars 2012

Emmanuel



Ancora una volta mi trovo davanti ad una situazione che non può lasciarmi indifferente. Sono in tanti che bussano alla porta della Comunità Paolina di Limete ed è invalso l'uso di farsi preannunciare da una lettera. E i congolesi conoscono bene i passaggi burocratici (la pesantezza della burocrazia statale è uno dei blocchi ad un possibile sviluppo della nazione...) per cui sanno come scrivere una lettera per presentare le proprie richieste in maniera circostanziata. Ovvio che bisogna saper distinguere richieste vere e richieste meno vere... Per questo chi bussa arriva a presentare anche fatture, preventivi, finanche certificati di decesso al fine di essere più credibili nelle richieste. Purtroppo non si può dire di sì a tutti ed è spesso l'emozione a fare la differenza. È quanto capitato con Emmanuel, del quale è arrivata sul mio tavolo una lettera firmata "l'allievo Emmanuel". Quando la portineria l'ha fatto entrare nel mio ufficio mi son trovato davanti un ragazzino smilzo, con il fiato corto per la paura, ma sufficientemente risoluto per presentare anche a voce la sua richiesta: per continuare a seguire i corsi e recuperare gli esami non fatti a scuola aveva bisogno di un aiuto economico. Come fare a dire di no? Per quanto potevo gli ho dato una mano. Gli ho chiesto però di farmi avere la prova che l'offerta arrivasse effettivamente a destinazione. Così sabato scorso l'ho rivisto al cancello, zaino in spalla, e mi ha presentato il suo registro personale con la dichiarazione timbrata e firmata dalla sua scuola che attestava il versamento delle tasse. Insieme, però, ecco una nuova lettera, questa volta di sua mamma. Oltre a ringraziarmi, mi ha presentato la situazione che vive: abbandonata dal marito, deve far crescere oltre a Emmanuel altre quattro figlie, che ovviamente dovrebbero essere aiutate per poter andare a scuola. E lo stesso Emmanuel ha ancora bisogno di qualcosa per cominciare a pagare la rata del secondo trimestre. La sua camicia, in origine bianca, ingiallita dalla polvere che a Kinshasa è sempre nell'aria e dal sudore, dice la fatica di tirare avanti. Ma il sorriso non manca sul suo volto. Un po' di speranza c'è sempre nel cuore di un vero congolese.

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