Dopo diversi mesi provo ad aggiornare
questo blog. In mezzo tanti avvenimenti lieti e tristi che hanno riempito in
maniera a volte esagerata le mie giornate africane. Due fra tutti: la morte del
primo paolino congolese, al quale tutti qui a Kinshasa eravamo e siamo molto
legati; la visita del Superiore generale della Società San Paolo in occasione
della mia nomina a superiore regionale della Regione Congo e dell’Assemblea di
programmazione.
Per essere però “sulla notizia” arrivo
immediatamente all’esperienza degli ultimi tre giorni. Ho viaggiato verso la
Nigeria, il più grande stato africano per numero di abitanti. Ovviamente per
incontrare i miei confratelli paolini e le loro comunità in vista di trovare
qualche punto di incontro per collaborare tra africani. La Nigeria - è il
ritornello di tutta l’Africa per le risorse naturali - vive la grande
contraddizione di essere tra i paesi più ricchi di petrolio al mondo, ma di non
avere raffinerie e quindi di dipendere dalle importazioni per il carburante...
Ma a parte questo, si riconosce subito una nazione, in confronto alla RD Congo,
molto più sviluppata economicamente, forse anche socialmente. Oltre la brevità
del mio contatto con questa realtà, il limite della conoscenza è dovuto anche
al fatto che per ragioni di sicurezza verso le 5 del pomeriggio quasi tutto si
ferma e si è obbligati a stare in casa, in comunità. Prima di addentrarmi in
questi rischi sulla sicurezza vorrei però parlare del grande e fruttuoso lavoro
apostolico della Famiglia Paolina in Nigeria. SSP e FSP sono presenti in più
città con centri di diffusione. Noi paolini a settembre avremo la gioia della professione
dei primi paolini nigeriani. Infatti finora sono i confratelli dell’India che
gestiscono in maniera eccellente la nostra presenza. Per tornare alla
sicurezza: c’è il rischio reale di essere rapiti e rapinati. La comunità di
Enugu è stata derubata di tutto in pieno giorno. Questa situazione però non è
legata ai problemi di intolleranza verso i cristiani, che riguardano soltanto
alcuni stati e alcune parti dell’immenso paese. Chiaro però che con le notizie
che rimbalzano sui media, si ha la percezione di un paese in guerra. Devo dire
che camminando per le strade ho trovato invece la solita allegria e apertura
africana, pur in un contesto anglofono, che da un’impressione diversa rispetto
a quello francofono dove vivo. Il clima è di accoglienza e con facilità trovi qualcuno che vuole prendere una foto con te... bianco, nero e tutti i colori. E per natura sono portato a vedere il lato positivo delle situazioni.